Παραθέτουμε φωτοτυπία πρωτοτύπου Ναϊτικού κειμένου του 13ου αιώνα, όπως μας το έστειλε από την Ιταλία ο εντεταλμένος του OSMTH για το Βατικανό, ιππότης Paolo Smagliato.
Missale vetus ad usum Templariorum – 2a metà del XIII sec. – Modena, Archivio Capitolare.
Dai meandri di una storia lontana, molto lontana, è riemerso, grazie allo studio coordinato dalla ricercatrice modenese Dolores Boretti, il Missale Vetus ad usum Templariorum, oggi custodito nell’Archivio capitolare di Modena, proveniente dalla Mansione della Mucciatella di Reggio Emilia, dove venne utilizzato fin nella seconda metà del XIII secolo.
Il Missale è l’unico manoscritto liturgico di uso templare conosciuto in Europa, ergo una rarità, un modo per interpretare un mondo, quello del Tempio, appunto.
Attraverso un vasto progetto editoriale di studio critico di questo importante testo, è stata ricostruita non solo la vita quotidiana dell’Ordine in Occidente ma anche le alterne fortune dei templari in terra d’oltremare.
Il tutto è pubblicato nel volume Il messale dei Templari di Reggio Emilia, a cura di Dolores Boretti, e in questo libro sono importanti anche le presenze piacentine: vengono citati gli studi del Campi,ma anche le ricerche di Armando Siboni. Emerge che diversi ospedali e chiese, sarebbero finite in mano ai Templari di Piacenza, la cui prima Mansio nella città sarebbe documentata nel 1172, mentre solo intorno al 1280 pare che al Tempio sia stato assegnato l’ospedale di Sant’Egidio fuori porta Santa Brigida (l’odierna piazza Borgo). Le fonti dell’epoca non offrono informazioni al riguardo, mentre Siboni suggerisce che l’ospedale possa essere confluito nell’Ospedale di Dio, fondato nei pressi di Sant’Alessandro nel 1255; il monastero e l’ospedale cessano la propria attività piuttosto presto, prima della fine del XV secolo.
Piacenza è stata un luogo strategico sul versante nord occidentale, per i Templari, che (la data di fondazione del cui Ordine viene fissata al 1118-1119) si stabilirono in forze a Piacenza già nel 1160, soprattutto per controllare la via Francigena (che si innestava nella via Emilia), nonché la Padana inferiore che collegava Torino a Cremona e quindi alla via Postumia per l’Oriente, ed i guadi sul fiume Po percorribili e navigabili con i barconi a fondo piatto fino all’Adriatico. Il quadro dipinto a più mani da vari esperti del settore, affrontato da punti di visti classici quanto poco utilizzati, restituisce una prospettiva forse poco “misteriosa” ma non meno affascinante.
Dolores Boretti è studiosa ricca di estro e polivalente, una sorta di Amelie, la deliziosa protagonista del “Favoloso mondo” nel film di Jean-Pierre Jeunet. Laureata in lettere, ha insegnato italiano e latino nei licei dal 1976 al 2000, pubblicando saggi di antropologia e articoli di critica letteraria.
Poi la svolta. Una sera il cuoco abbandona la locanda della zia e Dolores entra in scena, anzi in cucina, per non uscirne più. Praticamente una predestinazione; dal 1835, infatti, le donne della sua famiglia si tramandano il sapere e il mestiere culinario, e oggi “L’Osteria del Viandante” a Rubiera è un luogo di tradizione e di suggestione. Dolores Boretti non si dedica solo alla cucina, ma anche alo studio della complessità di un periodo cruciale della storia d’Europa: il medioevo e i templari. E il Messale è un viaggio documentale sulle tracce di ciò che resta dell’Ordine cavalleresco in Italia e delle loro vestigia in Terra Santa; inoltre il Messale getta nuova luce sulla presenza dei Cavalieri in terra emiliana, con riferimento anche alla società piacentina.
E, come emerge dalla testimonianza di Dolores Boretti, “il prezioso manoscritto miniato che è oggetto, per la prima volta, di uno studio approfondito e articolato e si fa volano di un progetto editoriale letteralmente d’altri tempi”.
Il Messale, ci consegna uomini, o meglio, monaci del loro tempo, il medioevo, alle prese con una quotidianità fatta di tante piccole difficoltà e immersi in una profonda religiosità in cui i simboli sono davvero tanti. Ci regala anche l’immagine storica del monaco-soldato di un periodo complesso quanto fondamentale per le successive, imminenti tappe della modernità. Sottolineando in particolare un territorio, quello emiliano e reggiano specificamente, in un tratto di storia antica ancora poco battuto. “Il volume – spiega Dolores Boretti – che è a cura della Fondazione “Manodori”, ha l’intento di contribuire alla diffusione della cultura e della storia locali e, nel contempo, approfondire temi ancora oggi aperti e non sempre di facile lettura”.
Un viaggio nella storia dell’Ordine, nei suoi costumi e nelle sue tradizioni, nelle sue imprese e nelle sue debolezze, nei luoghi dove i templari vissero, pregarono e combatterono; la loro alimentazione, la loro fede e le leggende che, secoli dopo, ne alimentarono il mito. Non furono, come ci raccontano seriali documentari televisivi e instant-book, eretici-maghi, ma gli ultimi combattenti per una visione laica del potere spirituale. Ne uscirono sconfitti perché la storia andò diversamente da come avrebbero voluto e vittime di una macchinazione politica che li privò del loro status, della dignità e, a volte, della vita. Probabilmente sacrificati sotto la minaccia di uno scisma della Chiesa francese, restarono fedeli alla Chiesa fino alle fine, alle estreme conseguenze.
Per saperne di più:
Dolores Boretti, Il messale dei Templari di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Fondazione Manodori, 2008;
Cristina Dondi, Missale Vetus ad Usum Templariorum , in “Aevum”, LXVIII (maggio-agosto 1994), pp. 339-366;
Id., Manoscritti liturgici dei templari e degli ospitalieri: le nuove prospettive aperte dal sacramentario templare di Modena, in “I Templari: la guerra e la santità”, Rimini, Il Cerchio, 2000.